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Larsen | Rever | Review

BLOW UP

Un taglio di luce obliqua che staglia i contorni...

...evidenzia alcuni tratti mentre un buio profondo solca la forma e il contenuto, non per oscurare ma per segnare le profondita', l'intestizio dell'ascolto. E? singolare quello che racconta M. Gira, per la cui etichetta esce rever: Nelle sessioni di registrazione, vere e proprie fields recordings, il gruppo ha sempre lavorato dietro un sipario senza mai alcun contatto visivo e fisico col produttore. Se questo alla fine e' aneddotica di colore, aggiunge soltanto qualche suggestione all'idea della musica dei Larsen. Che si lascia alle spalle Swans (Impro #2), noise (Radiale) e rock scuro e crea una distanza tra se e l'ascoltatore.

Dà il senso di una presenza che non si concede più di tanto e però concede una prospettiva all'ascoltatore (Mentre), uno spazio di manovra, il mistero dell'altro (non il rifiuto), il sogno di un'ombra (finger number six) che potrebbe essere il feedback delle proprie emozioni (Akin), con una distinta ma forte e sottratta alteritaà (Maya)

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