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Larsen | Rever | Review

i-dbox.com | Filippo Boccarossa

Larsen sono un collettivo musicale torinese che sta vivendo un ottimo periodo...

...vista la collaborazione con l’ex Swans Michael Gira, che li ha accompagnati nel recente tour, nonchè messi sotto contratto per la sua Young God (Windsor For The Derby, Calla e Ulan Bator). La musica dei Larsen è inquietante, oscura e nevrotica; una continua alternanza di umori, tra un pezzo e l’altro un abisso… E tanta varietà . Con un suono radicato nel retroterra industrial di Einsturzende Neubaten, e noise di Sonic Youth, l’ensemble nostrano guarda con classe all’art rock dei “padrini” Swans, andando a plasmare una creatura che brilla di luce propria, che respira, pulsa e muove i suoi primi passi. “Impro#2” è una stranissima intro in cui a tratti compaiono echi di fisarmonica e tromba, che ci spalanca subito le porte di questo onirico viaggio nei meandri della mente umana, per poi introdurci nella fatiscente ridondanza di “Radial”, undici minuti di estenuante ripetizione di parole quasi incomprensibili schiacciate dall’imponente chitarra che ricorda notevolmente il sound saturato dei già citati Ulan Bator. Sembra peculiarità della band coadiuvare suites strumentali asfissianti con accompagnamento vocale recitato con pregnante teatralità (prendete gli incredibili otto minuti di “Akin” e la sensuale e frustrata voce femminile che ripete estenuanti moniti intrisi di ermetismo semantico, accompagnata da un ritmo estremamente percussivo ed ipnotico). Intervalli meno soffocanti li ritroviamo in “Mentre” e “Intermezzo”, quasi a voler lasciare il tempo all’ascoltatore di riprendere conoscenza estraniandosi per un attimo dall’allucinante universo in cui era irrimediabilmente sprofondato. Un’inquietante colonna sonora per un viaggio nei meandri della mente umana, per un esasperato “Naked Lunch” burroughsiano, costretto ad arenarsi nella visionaria ed aleatoria realtà di un Cronenberg o di un Lynch. []
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