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Larsen | Rever | Review
kathodik | Andre Palucci
È davvero piacevole sapere di un gruppo italiano che incide per una prestigiosa etichetta come la Young God Records
E' ancor più appagante costatare con mano l’ottimo risultato che ne è scaturito da un rapporto nato, vissuto e conclusosi nella più assoluta astrazione fisica; e questo, non per una chiara distanza geografica inevitabilmente presente fra Torino (dove sembra risiedano i Larsen) e Brooklyn (sede della Young God), ma per un perentorio e oscuro volere della band a non lasciarsi identificare sul piano fisico.Un rapporto decisamente peculiare come riferisce lo stesso Michael Gira che, incuriosito da una serie di CD-R che con regolarità arrivavano da mesi al proprio POBOX e arrivato a Torino per il volere degli stessi Larsen, non è mai stato in grado di guardare negli occhi i propri interlocutori continuamente protetti da uno schermo durante le session di registrazione dell’album.Il risultato di quelle strane sedute è "Rever", un album che, al di là delle curiosità che hanno accompagnato la sua lavorazione, colpisce ancor più per i propri contenuti.È difficile parlare di vere e proprie canzoni, più correttamente si potrebbe dire di una miriade di sublimi intuizioni, incipit che in sala di incisione hanno trovato il modo di fluire liberamente e che successivamente, durante l’editing curato da Gira e dagli stessi, hanno acquisito una maggior organicità , una maggior compattezza e coesione."Rever" è un caleidoscopio di umori, colori, suoni che ai fini puramente descrittivi può rimandare, in alcuni momenti, ai pattern minimal-reiterativi della “gioventù sonica†in altri sembra abbracciare un folk dal taglio tipicamente europeo, in altri ancora le composizioni assumono il carattere di veri e propri “raga†dal sapore liturgico-rituale.Il tutto, comunque, è filtrato attraverso una personale e genuina visione e costruito con l’ausilio di pochi e semplici strumenti (chitarre, basso, fisarmonica, tromba, batteria, percussioni, organo, voci, tra le quali quella dello stesso Gira e qualche occasionale intervento di tape loop).Un lavoro complesso a tratti impenetrabile, in ogni caso carico di un fascino oscuro.Una vera sorpresa.Sarebbe un peccato se rimanesse un culto per pochi intimi.4.5/5