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  • Devendra Banhart | Rejoicing in the Hands

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    FAC 193 | by Jack AlbersonImpulsively executed and soulfulThe premise of a man and his guitar weaving tales of his travels is an ancient theme—minstrels spread their oral literature far and wide, these stories eventually became what are now known as ‘the classics’. Many have tried this approach and many have languished in mediocrity or, worse yet, obscurity. With his second disc, Rejoicing in the Hands, Devendra Banhart stands to transcend simple tale-telling to become the stuff of legend himself. The album starts easily enough with “This is the Way”, sort of a sketch of the man himself with lyrics like “this is the beard/I’m always growing”, the tones of his guitar played as spritely as any bluegrass number. Devendra’s amorphous voice wraps itself around every word and note, sometimes tapping into very classic vocal inflections (“This Beard is for Siobhán” is a fabulous example). Perhaps the greatest moments of this album reveal themselves in the last half with the back-to-back “Fall” and “Todo Los Dolores” as well as the beguiling “Insect Eyes”. The thing that separates him from the many others who try to walk this road of musical expression is his fluid versatility—often times the very topography of......

  • Angels of Light

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    Kalporz.com | by Raffaele MealeEverything Is Good Here Please Come HomeMichael Gira è l’angelo di luce che una volta, ancora di carne, appariva sotto le sembianze di un cigno. In ogni caso parliamo di una figura alata, capace di attraversare venti anni di musica senza mai farsi abbindolare da quel mostro ghignante chiamato comunemente commercio. “Everything is Good Here/Please Come Home”, sua ultima fatica, ne è la dimostrazione palese: uscito come da tradizione per la Young God Records, ufficiale testamentario degli Swans ma anche produttore di “Scavengers” dei Calla, “Ego:Echo” degli Ulan Bator e soprattutto degli album di Devendra Banhart, straordinaria promessa (certezza?) cantautoriale degli ultimi anni. E proprio la voce di Banhart fa capolino in questo album singolo ma dal titolo doppio: un album che appare quasi criminoso aver visto passare sotto silenzio nella nostra bradipica curiosità musicale. Il quieto e disilluso attacco di “Palisades” mostra un volto ambiguo, diviso tra il lieve intreccio di xilofono e chitarra acustica e l’esplosione di note cadenzato da un battito secco, sezionante e metronomico. Il dark sembra essere una memoria lontana, ne resta l’etica ma ora siamo di fronte a una ballata riscritta, capace di un refrain epico e sottilmente disturbata da......

  • Angels of Light

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    Kalporz.com | by Raffaele MealeEverything Is Good Here Please Come HomeMichael Gira è l’angelo di luce che una volta, ancora di carne, appariva sotto le sembianze di un cigno. In ogni caso parliamo di una figura alata, capace di attraversare venti anni di musica senza mai farsi abbindolare da quel mostro ghignante chiamato comunemente commercio. “Everything is Good Here/Please Come Home”, sua ultima fatica, ne è la dimostrazione palese: uscito come da tradizione per la Young God Records, ufficiale testamentario degli Swans ma anche produttore di “Scavengers” dei Calla, “Ego:Echo” degli Ulan Bator e soprattutto degli album di Devendra Banhart, straordinaria promessa (certezza?) cantautoriale degli ultimi anni. E proprio la voce di Banhart fa capolino in questo album singolo ma dal titolo doppio: un album che appare quasi criminoso aver visto passare sotto silenzio nella nostra bradipica curiosità musicale. Il quieto e disilluso attacco di “Palisades” mostra un volto ambiguo, diviso tra il lieve intreccio di xilofono e chitarra acustica e l’esplosione di note cadenzato da un battito secco, sezionante e metronomico. Il dark sembra essere una memoria lontana, ne resta l’etica ma ora siamo di fronte a una ballata riscritta, capace di un refrain epico e sottilmente disturbata da......

  • Angels of Light

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    Kalporz.com | by Raffaele MealeEverything Is Good Here Please Come HomeMichael Gira è l’angelo di luce che una volta, ancora di carne, appariva sotto le sembianze di un cigno. In ogni caso parliamo di una figura alata, capace di attraversare venti anni di musica senza mai farsi abbindolare da quel mostro ghignante chiamato comunemente commercio. “Everything is Good Here/Please Come Home”, sua ultima fatica, ne è la dimostrazione palese: uscito come da tradizione per la Young God Records, ufficiale testamentario degli Swans ma anche produttore di “Scavengers” dei Calla, “Ego:Echo” degli Ulan Bator e soprattutto degli album di Devendra Banhart, straordinaria promessa (certezza?) cantautoriale degli ultimi anni. E proprio la voce di Banhart fa capolino in questo album singolo ma dal titolo doppio: un album che appare quasi criminoso aver visto passare sotto silenzio nella nostra bradipica curiosità musicale. Il quieto e disilluso attacco di “Palisades” mostra un volto ambiguo, diviso tra il lieve intreccio di xilofono e chitarra acustica e l’esplosione di note cadenzato da un battito secco, sezionante e metronomico. Il dark sembra essere una memoria lontana, ne resta l’etica ma ora siamo di fronte a una ballata riscritta, capace di un refrain epico e sottilmente disturbata da......

  • Angels of Light

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    Kalporz.com | by Raffaele MealeEverything Is Good Here Please Come HomeMichael Gira è l’angelo di luce che una volta, ancora di carne, appariva sotto le sembianze di un cigno. In ogni caso parliamo di una figura alata, capace di attraversare venti anni di musica senza mai farsi abbindolare da quel mostro ghignante chiamato comunemente commercio. “Everything is Good Here/Please Come Home”, sua ultima fatica, ne è la dimostrazione palese: uscito come da tradizione per la Young God Records, ufficiale testamentario degli Swans ma anche produttore di “Scavengers” dei Calla, “Ego:Echo” degli Ulan Bator e soprattutto degli album di Devendra Banhart, straordinaria promessa (certezza?) cantautoriale degli ultimi anni. E proprio la voce di Banhart fa capolino in questo album singolo ma dal titolo doppio: un album che appare quasi criminoso aver visto passare sotto silenzio nella nostra bradipica curiosità musicale. Il quieto e disilluso attacco di “Palisades” mostra un volto ambiguo, diviso tra il lieve intreccio di xilofono e chitarra acustica e l’esplosione di note cadenzato da un battito secco, sezionante e metronomico. Il dark sembra essere una memoria lontana, ne resta l’etica ma ora siamo di fronte a una ballata riscritta, capace di un refrain epico e sottilmente disturbata da......

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